La campana tibetana e l’educazione olistica

I nostri sistemi educativi stanno vivendo un momento difficile. Si tratta di un’educazione parziale, che considera solo alcuni aspetti del bambino e ne tralascia altri, un educazione che ha fatto propri valori e tra i loro obiettivi manca la felicità e il benessere. Un’educazione che non incoraggia la scoperta e la valorizzazione delle differenze, che non cerca un uomo libero.

Un approccio olistico all’educazione potrebbe essere una soluzione o almeno una tra le tante possibili. L’olismo è un nuovo modo di vedere la realtà. Un insegnante ha riferito così: “vivere a 360 gradi”.

Sono moltissime, oggi, le persone che lavorano attivamente su se stesse e per fare in modo che sia possibile un mondo che poggi le proprie basi su principi diversi e nuovi rispetto a quelli adottati finora.

L’OLISMO è un modo globale e sistemico di vedere la realtà, che considera i fenomeni fisici, biologici, psichici, linguistici e sociali nelle loro molteplici interrelazioni.’
(Gino Aldi, Gaia C. Belvedere, Antonella Coccagna, Lorenzo Locatelli, Sabino Pavolne: Un’altra scuola è possibile, pg.12.)

Crescere con amore

Il libro di Antonella Coccagna e Lorenzo Locatelli

Una proposta educativa in chiave olistica riassume il termine olismo in questo modo:

  • una legge naturale che ci dice che il tutto è maggiore della somma delle parti,
  • una legge che ci dice che da sistemi semplici si originano sistemi sempre più complessi,
  • un nuovo modo, globale, di guardare la realtà.

Olismo è una legge di natura, una necessità e una soluzione per migliorare la società. Quindi oltre a lavorare su noi stessi per cambiare le nostre lenti, dobbiamo ripartire dai più piccoli, dagli uomini di domani.

Enrico Cheli: Olismo, La scienza del futuro scrive che l’educazione dovrebbe essere il processo attraverso il quale il potenziale di ogni individuo – le sue inclinazioni e i suoi talenti – viene riconosciuto e aiutato a germogliare, a venire fuori: “educazione” deriva dal latino ex- ducere che significa letteralmente “portare fuori”. I personaggi nella storia dell’educazione olistica variano da una prospettiva naturalistica, come nel caso di Rousseau, Pestalozzi e Frobel ad una di tipo scientifico, come Maria Montessori, che ha dedicato la vita a crescere i bambini e i ragazzi più forti e sicuri di sé.

Ci sono poi gli antropologici, tra cui Rudolf Steiner, oppure gli spirituali, per esempio Sai Baba e Krisnamurti. La vocazione sociale e relazionale é rappresentata Reggio Children e Gino Aldi, don Milani e Mario Lodi. Ciascuno di loro ha riconosciuto ogni uomo e donna, vecchio e bambino, studente e lavoratore come unico e meritevole di valore. Questi pedagogisti hanno avuto in comune che imparare è un’attività dinamica, un impegno multisensoriale fra un individuo e il mondo, un contatto reciproco che rafforza lo studente e gli rivela la pienezza di senso del mondo.

Nell’educazione questo significa accogliere le differenze personali, insegnare la tolleranza, il rispetto e l’apprezzamento per la diversità e credere che ogni individuo  è creativo, unico nei suoi bisogni e nelle sue abilità fisiche, emozionali, intellettuali e spirituali e possiede una capacità infinita di imparare. L’olismo è un approccio globale a tutte le componenti del bambino nelle sue diverse fasi di sviluppo può essere una strada da percorrere per il benessere dei bambini, delle famiglie e della società intera.

“Senza recuperare valori come l’armonia, la pace, la cooperazione, la comunità, l’onestà, la giustizia, l’uguaglianza, la compassione, la comprensione e l’amore non si può prospettare niente di buono per l’uomo, poiché l’essere umano è più complesso e più completo di quelli che sono i suoi ruoli di cittadino e lavoratore.”
(Gino Aldi, Gaia C. Belvedere, Antonella Coccagna, Lorenzo Locatelli, Sabino Pavolne: Un’altra scuola è possibile, pg.15.)

Lo scopo dell’educazione deve essere quello di nutrire la crescita naturale e salutare attraverso l’esperienza. L’educazione deve essere anche integrazione. Educare in modo olistico equivale a dire educare alla partecipazione alla vita della comunità e del pianeta. Ogni educazione ha il dovere di alimentare la vita spirituale, di formare uomini e donne consapevoli della connessione con il tutto. Coltivando un senso di connessione verso gli altri e verso la Terra in tutte le sue dimensioni, l’educazione olistica incoraggia un senso di responsabilità verso sé stessi, gli altri e il pianeta.

In un progetto educativo come quello sopra descritto ritengo che l’inserimento della campana tibetana possa avere un proprio utilizzo finalizzato a tale scopo. Essa infatti favorisce la connessione dell’individuo con il tutto che lo circonda, facilitando l’equilibrio, la concentrazione e la creatività. Gli studi che sono stati fatti al riguardo ne confermano la validità (e non solo in riferimento ai bambini in età scolare, ma anche gli adulti). Recenti ricerche e applicazioni in ambito scolastico nei paesi esteri, come ad esempio l’Ungheria, hanno dato risultati molto positivi. Il metodo della campana tibetana, in Italia poco conosciuto e non ancora sperimentato, può rappresentare un’utile e significativa innovazione da affiancare alla didattica tradizionale.

2018-11-15T16:16:18+00:00